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Gita sociale a Piazza Armerina
 
 

Domenica 8 Novembre, in occasione della imminente festa di San Martino, il Kiwanis Club Augusta ha effettuato una gita sociale in pullman a Piazza Armerina, un comune di circa 21 mila abitanti, situato su un'altura dei monti Erei, nella Sicilia centrale, a quasi 700 m. d'altitudine e a 30 Km di distanza da Enna. Quasi ad interrompere la natura mineraria e arida dell'altopiano centrale, Piazza Armerina, come una pennellata color ocra stesa tra le lievi colline verdeggianti dei Monti Erei, è una fra le principali località turistiche dell'isola, con un territorio di circa trentamila ettari inserito in uno splendido scenario ambientale ed archeologico.
La città è circondata, oltre che dalle foreste del parco della Ronza e dagli altri boschi, da altri siti dalla prospera natura, quali ad esempio il lago d'Olivo, bacino artificiale creato a scopi irrigui, o il sito archeologico di Montagna di Marzo, avvolto anch'esso nel verde, o altresì la Riserva naturale orientata Rossomanno-Grottascura-Bellia, parte della quale ricade proprio in territorio Armerino che abbraccia il bosco di Rossomanno, che prende nome dall'omonimo monte, una fitta selva i cui sentieri sono stati recentemente ritracciati per favorire le attività escursionistiche.

Piazza Armerina famosa nel mondo per i mosaici romani della Villa del Casale, presenta un bel centro storico barocco dove troneggia la suggestiva mole del Duomo che occupa la posizione più elevata (721 m) e dominante della città, e tutt'intorno il nucleo antico, caratterizzato dalle viuzze medievali e da bei palazzi rinascimentali e barocchi, come l’elegante Palazzo Trigona, e poco lontano da questo la severità del Castello Aragonese. Il centro storico della città è un concentrato di storia da vivere, ricco di Chiese, Palazzi, Conventi e strade, che ci riporta indietro nel tempo e propone un passato irripetibile, ma che merita di essere riscoperto. Altra caratteristica sono i quattro Quartieri Medioevali della città, uno dei quali il centro storico, anch’essi ricchi di storia, che si contendono ogni anno il Vessillo della patrona, Maria SS delle Vittorie, nel palio dei Normanni durante il Ferragosto Armerino.

Hanno aderito all'iniziativa del Presidente Gaetano Paolo Russotto numerosi Soci con rispettivi consorti ai quali si sono uniti per l'occasione parenti ed amici. Una bella giornata di sole con cielo azzurro ha caratterizzato la partenza della comitiva kiwaniana, assistita lodevolmente, sin dal viaggio nel comodo 52 posti, con una ricca colazione a base di dolci, bibite, cioccolata calda e caffè distribuiti dal Presidente, dal Segretario, dalle rispettive consorti Lucia ed Elvira e da Silvia Belfiore, moglie del Socio Renato Giummo che ha organizzato la giornata.

Nel corso della mattina, le cui condizioni meteorologiche, nell’approssimarsi della nostra meta, erano sostanzialmente mutate presentando un cielo nuvoloso accompagnato da una leggera ma insistente pioggerellina, la comitiva è andata alla scoperta della città avvalendosi dell’ esperta e professionale guida del Dott. Dino Cuttitta che ha illustrato con passione, competenza e con dovizia di particolari tutte le bellezze visitate.

L'itinerario ha avuto inizio da Piazza Falcone e Borsellino e grazie all'ausilio del trenino della STS servizi turistici, abbiamo percorso Via Mazzini e Via Marconi  giungendo in Piazza Garibaldi, cuore del centro storico di Piazza Armerina, dominata  dalla chiesa di San Rocco, con l'annesso ex convento dei Benedettini che dal 1870 è sede del Municipio. Nella Piazza inoltre sorge anche il palazzo di Città del sec. XVIII, all'interno del quale, al primo piano, si trova la sala, dove hanno luogo le riunioni del Consiglio Comunale, affrescata nel 1773 dal pittore palermitano Gioacchino Martorana.

Successivamente, percorrendo la ripida Via Cavour, siamo arrivati nella panoramica Piazza Cattedrale, il punto più alto della città (721 m. d’altitudine), dominata dalla imponente mole della Basilica Cattedrale.
Costruita tra il 1628 ed il 1881 sui resti della trecentesca chiesa di Santa Maria Maggiore di cui rimane lo splendido campanile, alto 44 metri, in stile gotico-catalano, la chiesa, con pianta a croce latina, ha una superficie di 3000 metri quadrati, con la splendida cupola, opera di Francesco Battaglia, del 1760, che fa raggiungere alla Cattedrale la considerevole altezza di 76 metri.
Tra le emergenze artistiche più importanti della Cattedrale, ricordiamo l'immagine della Madonna delle Vittorie, dipinto bizantineggiante, conservato all'interno di una splendida cornice d'argento del 1625, finemente cesellata ad opera dell'artista Giuseppe Capra da Caltagirone; alcune tele tra le quali spiccano: l'Assunzione della Vergine del 1612, opera del pittore toscano Giuseppe Paladini; la Trinità, di anonimo del '500; il Martirio di Sant'Agata, del 1612, del veronese Jacopo Ligozzi.
Accanto al portale d’ingresso spicca la splendida fonte battesimale con l’arco marmoreo del 1594, risalente alla precedente chiesa, opera di Antonuzzo Gagini; la tomba del barone Marco Trigona, morto nel 1597, che lasciò la propria eredità per permettere la costruzione del nuovo tempio; la tomba contenente le spoglie di mons. Mario Sturzo, vescovo di Piazza Armerina del 1903 al 1941, fratello maggiore del più noto Luigi; una teca con un Signore della Pietà, di scuola gaginesca, realizzato in terracotta. La Piazza Cattedrale è inoltre contraddistinta dalla facciata del settecentesco Palazzo Trigona della Floresta, in corso di restauro e che ospiterà il Museo Archeologico locale.
Percorsa via Floresta, si è giunti in Piazza Castello, dominata dal Castello Aragonese, costruito alla fine del secolo XIV per volontà di Martino d'Aragona, già utilizzato come prigione sino agli anni 50 del XX secolo. Successivamente, attraverso la suggestiva via Vittorio Emanuele II, abbiamo potuto ammirare, anche se solo dall'esterno, il seicentesco collegio dei Gesuiti, con l'annessa chiesa di Sant'Ignazio di Loyola, prima in Sicilia ad essere intitolata al santo spagnolo, fondatore della compagnia di Gesù dopo la sua canonizzazione; la ex chiesa di Sant' Anna, della fine del Settecento, con facciata curvilinea e pianta ottagonale.
Ritornati in Piazza Garibaldi e dopo una breve sosta in Via Umberto I, per degustare prodotti tipici locali, abbiamo percorso la stessa Via Umberto, con la chiesa del Purgatorio, della seconda metà del Seicento, con il campanile  la cui punta è adornata da ceramiche colorate.
La via Umberto ha termine in Piazza Martiri d'Ungheria, con la chiesa di San Lorenzo o dei Teatini del 1142 e la seicentesca chiesa di San Giovanni. Successivamente troviamo la Piazza Umberto I, con la settecentesca chiesa di Santo Stefano, con facciata a vela, la Commenda dei Cavalieri di Malta, del secolo XII e il teatro comunale Garibaldi, del 1868, con pianta a ferro di cavallo e tre ordini di palchi e loggione.
La discesa di Santo Stefano porta alla Piazza Generale Cascino, dominata dall'imponente monumento, realizzato tra il 1939 ed il 1941 dagli architetti De Marchis e Roccella, in onore del generale Cascino, illustre piazzese, comandante, durante la Prima Guerra Mondiale, della Brigata Avellino, caduto nel 1917, sulle alture del Monte Santo, sopra Gorizia. L'itinerario mattutino per il centro storico si conclude da dove aveva avuto inizio, Piazza Falcone e Borsellino
Successivamente la comitiva si è spostata nell' incantevole cornice dell'agriturismo Torre di Renda per il pranzo.
Torre di Renda è una antica villa del XVI secolo divenuta in seguito, nel XVIII secolo, dimora estiva vescovile. Circondata da 130.000 mq di bosco dove è possibile avvistare volpi e conigli, sorge su una collina dominando attraverso uno splendido e suggestivo panorama su tuta la città di Piazza Armerina.

Il calore e l’ospitalità degli attuali proprietari, il Cavaliere Filippo Golino e suo fratello Ignazio, ha consentito al gruppo di trascorrere un paio di ore in totale relax gustando delle prelibatezze che solo una gestione famigliare può offrire.

La giornata si è conclusa con la visita della famosa Villa Romana del Casale. Ad appena tre chilometri dal centro, imboccando la strada statale che da Piazza Armerina porta a Barrafranca, in contrada casale, paesaggio ricco di vegetazione che nei giorni di primavera profuma l'aria mentre le acque del fiume Gela, bagnano il territorio circostante rendendolo fertile e adatto alla coltivazione di noccioli, viti, uliveti e grano, si trova il più straordinario esempio dell'alta architettura romana, appunto la Villa Romana del Casale ed i suoi splendidi mosaici.
La posizione del luogo, protetto dai venti, non sfuggì agli occhi del proprietario, che qui fece costruire una delle più belle ville che i romani abbiano mai edificato, conosciuta in tutto il mondo col nome di "Villa Imperiale del Casale di Piazza Armerina" e che, nel 1997, fu riconosciuta dall' UNESCO e  inserita nel "patrimonio dell'Umanità".

Un monumento per cui la città si é guadagnata fama archeologica in tutto il mondo e che costituisce una testimonianza unica dei gusti e dei costumi del periodo romano. La Villa risale all'inizio del IV secolo ed é suddivisa in tre grandi complessi di sale, cortili, terme e peristili. L'elemento più importante del complesso è senza dubbio costituito dal pavimento a mosaici realizzato da ben quattro scuole di artisti provenienti dal Nord Africa: di una grandezza (circa 3.500 metri quadrati) ed una varietà da non avere eguali nel mondo. Di particolare interesse sono i mosaici raffiguranti le quattro stagioni, il Circo Massimo, le Fatiche di Ercole, e le famosissime Ragazze in Bikini; ma anche altre scene come quelle della caccia e della pesca raggiungono momenti di eccelsa arte musiva.

Si è cominciato il percorso dalla sala della Piccola Caccia, già sala da pranzo invernale della famiglia, con splendide scene di caccia ambientate nei dintorni della Villa; gli appartamenti degli ospiti: il primo con la Sala delle quattro stagioni, con dei medaglioni raffiguranti busti maschili e femminili e con la sala degli amorini pescatori, puttini su barche intenti in varie scene di pesca,  il secondo appartamento con la sala del Ratto delle Sabine (parzialmente conservata).
Gli appartamenti della servitù, con un tessellato geometrico; il vestibolo trapezoidale, con il ritratto della moglie del padrone, che, circondata dai figli e dalle ancelle, si reca alle Terme; la sala del Circo Massimo, con la scena delle corse di quadrighe tirate da cavalli, già gymnasium della Casa; una piccola latrina adiacente, il magnifico peristilio, con lo splendido pavimento contraddistinto da ben 160 medaglioni a ghirlanda, ciascuna delle quali contiene teste di animali selvatici; il Tablinum, stanza d'ingresso alla casa, con un tessellato geometrico ai lati ed una cornice centrale con pochi brani musivi che rappresentano dei personaggi togati, forse membri di un coro, che danno l'adventus (il benvenuto) al padrone di casa ed ai suoi ospiti.
Successivamente, dopo aver attraversato l'ampio portico poligonale con colonne con capitello ionico ed aver visitato i resti dell'antico ingresso della casa, simile ad un arco trionfale a tre fornici, abbiamo raggiunto la parte sud del monumento, non prima di aver visto i resti di recenti scavi, iniziati cinque anni fa, e riguardanti la scoperta di un villaggio medioevale, costruito tra i secc. X e XIII, grazie all'impegno di professori e studenti della Università La Sapienza di Roma con la collaborazione delle Università spagnole di Madrid, Tarragona e  Siviglia.
Dopo aver analizzato il pavimento dello Xystus, ampio portico ovoidale, dove insistono brani della decorazione musiva originale con animali intrecciati con volute di acanto, abbiamo visitato l'imponente Triclinium, prima sala della Villa ad essere stata portata alla luce nel 1929 dall'archeologo Paolo Orsi. La sala è caratterizzata dall'affresco con le Fatiche di Ercole e con tre profonde absidi riguardanti questo mito.
La visita si è conclusa con la sala delle ragazze in bikini, vere "star" del monumento: nove splendide ragazze intende ad effettuare esercizi ginnici con un costume dal "design" attualissimo; lo splendido Corridoio della Grande Caccia, lungo 64 metri, con scene di caccia grossa ritratte nelle provincie africane ed asiatiche dell'Impero Romano e la sala di Orfeo, elegante ambiente in cui è ritratto il poeta che incanta ben cinquanta specie differenti di animali e che riesce con la sua musica melodiosa  a sradicare gli alberi.
Intorno alle ore 19,00 la comitiva kiwaniana  ha intrapreso la via del ritorno ad Augusta dove è giunta alle 21,30 circa.
E’ stata una bellissima giornata passata all’insegna dell’amicizia e della spensieratezza kiwaniana.
     
                 A. Valastro
        (Addetto Stampa K. C. Augusta)
     

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DIVISIONE SICILIA 3
E0469-K10203
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